Il cibo come medicina: mangiare pillole non è fattibile per un semplice motivo
Un po’ di storia dietro l’alimentazione tramite pillola
Probabilmente hai già assistito a questa scena: un individuo del futuro si mette in bocca una capsula, la ingerisce e si sente sazio quasi istantaneamente.
L’attivista Mary Elizabeth Lease (1850-1933) prevedeva che entro il 1993 le persone avrebbero consumato esclusivamente cibi sintetici, il che avrebbe liberato le donne dalla cucina.
Immaginava che gli individui lo assorbissero in forma concentrata dalla terra fertile. Una piccola fiala di questa vitalità, attinta dal generoso grembo della Madre Terra, fornirebbe nutrimento per diversi giorni. E così si risolverebbero i problemi legati ai cuochi e alla cucina.
In risposta, alcuni fumetti dell’epoca satiravano l’idea che le donne non volessero trascorrere la maggior parte del tempo in cucina.
Nonostante le narrazioni di discorsi politici e romanzi letterari, all’inizio del XX secolo cominciarono ad emergere serie preoccupazioni intorno alla produzione alimentare. Uno di questi era che il pianeta non sarebbe stato in grado di produrre cibo a sufficienza per l’intera popolazione, a causa della rapida espansione demografica.
Pertanto, negli anni ’20 e ’30, l’idea di mangiare pillole si diffuse sulla stampa come qualcosa di inevitabile, anche se spaventoso. E l’umorismo veniva usato come un modo per alleviare il panico.
La corsa allo spazio e l’alimentazione con pillole
Queste erano concezioni plausibili per molte persone nel dopoguerra, che videro la scienza e la tecnologia sviluppare strumenti che distrussero e offrirono speranza per ricostruire il mondo.
E in questa realtà, gli uomini erano solo un piccolo ingranaggio di una vasta macchina industriale. Questa prospettiva fu riassunta dallo slogan dell’Esposizione Mondiale di Chicago del 1933: “La scienza scopre, l’industria applica, l’uomo si adatta”. Questo motto implica che l’uomo deve sottomettersi ai grandi progressi dell’epoca, compresa l’adozione di pasti sotto forma di pillole.
Invece di godersi il cibo, le persone inizierebbero a occuparsi di alimenti controllati, ridotti ai loro componenti essenziali. Il piacere di mangiare verrebbe sostituito dall’utilità pratica del mangiare: restare in vita.
La fantascienza di allora, il “futuro del passato”, era affascinata da questa visione tecnocratica e disfunzionale, che emergeva sempre quando si parlava di pillole alimentari.
Tuttavia, questo atteggiamento di sottomissione scomparve nel corso degli anni Sessanta, lasciando il posto alla visione di un’utopia tecnologica, guidata dal fascino e dall’entusiasmo della corsa allo spazio.
Nell’era dell’esplorazione spaziale, le capsule alimentari sarebbero il passo logico successivo nell’evoluzione del cibo – rappresentando l’apice dell’efficienza e una vittoria per l’umanità sulle forze naturali.
Nel frattempo, nello spazio, gli astronauti nelle capsule sperimentali mangiavano sacchetti d’argento e pasta alimentare lontano dalla superficie terrestre.
L’avvento degli alimenti condensati e disidratati ha reintrodotto le capsule alimentari nel menu dei futuristi. Tutto ciò, combinato con l’aumento delle cene televisive e delle preoccupazioni sulla sicurezza alimentare durante la Guerra Fredda, ha stimolato una rinascita delle rappresentazioni del cibo futuristico. C’era ancora l’idea di una futura dieta con l’uso delle pillole.
“Semplicemente non è fattibile”
Come molte altre visioni del “futuro del passato”, il consumo di pillole è passato da oggetto di fascino a bersaglio di scherno.
Negli anni ’60 e ’70, cartoni animati come The Jetsons guardarono con disprezzo l’idea, prendendo in giro gli idealisti del passato.
Il punto, ovviamente, è che produrre una pillola alimentare semplicemente non è fattibile. I programmi militari svilupparono razioni sempre più compatte e pillole in grado di mitigare la fame, ma la concezione di una pillola contenente un pasto completo restava lontana.
“Non vogliamo solo cibo, vogliamo cibo, divertimento e arte”.
Molto prima che i Titans pubblicassero “Food” (1987), già nel 1936, il dottor Milton A. Bridges, della Columbia University, negli Stati Uniti, affermava che “gli esseri umani non consumeranno mai pillole come sostituti del pasto, le pillole non saranno mai in grado di fornire abbastanza calorie.”
Per lui era “plausibile fornire tutte le vitamine e i minerali necessari ad una dieta sotto forma di compresse, ma non è possibile ottenere calorie senza mangiare cibo”.
Inoltre il motivo è molto semplice: il cibo non è solo cibo, è divertimento ed è arte. In questo senso l’atto del mangiare non è solo mangiare, è un momento di piacere a cui, a quanto pare, non siamo pronti a rinunciare.
( fonte: bruna oliveira/ digital agro)