Nell’universo infinito delle possibilità, l’agricoltura spaziale brasiliana emerge come una frontiera entusiasmante e stimolante.
Un potenziale colossale per l’agricoltura
Circa 40 ricercatori provenienti da 13 rinomate istituzioni brasiliane si sono riuniti per esplorare questo terreno ancora poco conosciuto. Ma con un potenziale colossale per il futuro dell’umanità e dell’esplorazione spaziale. La partnership innovativa tra Embrapa e l’Agenzia spaziale brasiliana (AEB) nel settembre 2023 segna un passo significativo nel contributo del Brasile al programma Artemis della NASA, che aspira a stabilire basi sostenibili sulla Luna e, infine, su Marte.
Questa mossa audace non è solo un passo nella corsa allo spazio globale, ma anche un riflesso del riconoscimento della competenza brasiliana in agronomia.
Pertanto, con lo sguardo fisso sulle stelle, il Brasile cerca di replicare il suo successo agricolo nelle vaste e inospitali distese dello spazio.
La scienza dietro l’agricoltura spaziale brasiliana
La coltivazione di cibo al di fuori della Terra presenta sfide uniche: microgravità, radiazioni cosmiche e assenza di risorse naturali essenziali come acqua e ossigeno. Tuttavia, l’innovazione sotto forma di serre spaziali e lo sviluppo di tecniche come l’idroponica e l’aeroponica stanno aprendo la strada per superare queste barriere. I ricercatori della NASA hanno già fatto progressi significativi utilizzando le luci a LED per ottimizzare la coltivazione in ambienti controllati, una tecnologia che ora alimenta anche le fattorie verticali urbane.
Sulla Stazione Spaziale Internazionale, sistemi avanzati come Veggie e APH consentono agli astronauti di gustare verdure fresche, un risultato che sottolinea la fattibilità dell’agricoltura in ambienti estremi e l’importanza della freschezza e della nutrizione nelle missioni spaziali di lunga durata.
Il contributo brasiliano: patate dolci e ceci nello spazio
Sotto la guida di Alessandra Fávero, ingegnere agrario presso Embrapa, il Brasile si concentra sull’adattamento di due colture robuste: patate dolci e ceci. Queste piante sono state scelte non solo per la loro importanza nutrizionale, fornendo carboidrati e proteine essenziali, ma anche per la loro capacità di adattarsi a condizioni avverse, come quelle che si trovano nello spazio.
Pertanto, questa ricerca mira a sviluppare cultivar che resistano alla microgravità e alle radiazioni, essenziali per garantire la sicurezza alimentare delle future colonie extraterrestri. Fondamentale per questo obiettivo è il lavoro di selezione di piante più efficienti nell’utilizzo dell’acqua e dei nutrienti e più resistenti agli stress ambientali.
Tecnologie innovative per il monitoraggio delle colture spaziali
Un aspetto affascinante dell’agricoltura spaziale è lo sviluppo di tecnologie che consentono di monitorare e regolare le colture da remoto. Gustavo Maia, dell’Università Federale di Pelotas, è in prima linea nello sviluppo di interfacce pianta-computer che utilizzano segnali bioelettrici per monitorare lo stato fisiologico delle piante. Questa tecnologia non solo consente interventi precisi senza intervento umano diretto, ma può anche fornire preziose informazioni sulla salute delle piante in ambienti estremi.
Prospettive ed ampliamento della ricerca
L’impegno del Paese nell’agricoltura spaziale brasiliana non finisce qui. La rete di ricercatori prevede di espandere le proprie indagini, eventualmente effettuando esperimenti sulla ISS, e sta cercando sostegno finanziario per portare avanti la propria visione. Con un potenziale finanziamento di 20 milioni di R$ da parte dell’AEB e collaborazioni internazionali, il progetto si posiziona alla frontiera della scienza agricola e spaziale.
Questo progetto non solo eleva lo status del Brasile nella comunità scientifica internazionale, ma ha anche il potenziale per rivoluzionare il modo in cui pensiamo all’agricoltura e alla sostenibilità, sia sulla Terra che oltre.
( fonte: bruna oliveira/ digital agro)