Comprendi di più sulla tecnologia della pioggia artificiale e sulla sua possibile relazione con eventi meteorologici estremi, come la grande alluvione di Dubai dell’aprile 2024.
La pioggia artificiale, nota anche come seeding delle nuvole, è una tecnica di ingegneria climatica che manipola l’atmosfera per indurre precipitazioni. La pratica prevede la dispersione di sostanze “igroscopiche”. Cioè quelli che rimuovono l’umidità dall’atmosfera. Ad esempio, c’è lo ioduro d’argento o il cloruro di sodio, che fungono da nuclei di condensazione nelle nuvole. Pertanto, la sostanza facilita la formazione della pioggia laddove le precipitazioni naturali sono insufficienti o inesistenti.
Comprendere il cloud seeding
Il processo inizia con l’identificazione delle nuvole adatte attraverso osservazioni meteorologiche. Una volta identificati, aerei, razzi o dispositivi terrestri disperdono gli agenti di semina nelle nuvole. Queste particelle agiscono catalizzando la condensazione delle goccioline d’acqua, che si raggruppano attorno a questi nuclei finché non diventano abbastanza pesanti da cadere come precipitazione.
Pertanto, questa tecnica viene applicata con diversi obiettivi, dall’aumento dell’umidità nelle regioni aride al miglioramento della qualità dell’aria e al rifornimento dei serbatoi. Tuttavia, nonostante i suoi potenziali benefici, la pioggia artificiale non è esente da controversie.
Pro e contro della pioggia artificiale
L’inseminazione delle nuvole può aumentare significativamente le precipitazioni, con stime di aumento dal 10% al 35% nelle aree aride. D’altro canto, le implicazioni ambientali sono una delle principali preoccupazioni. L’uso di prodotti chimici può portare alla contaminazione degli habitat naturali, influenzare negativamente la biodiversità e modificare i modelli climatici locali in modi imprevedibili. Si discute anche sull’efficacia a lungo termine della tecnica e sul rischio di alterare l’equilibrio naturale delle regioni che dipendono dalle precipitazioni naturali.
La controversa tempesta di Dubai
Recentemente, una forte tempesta a Dubai ha attirato l’attenzione di tutto il mondo, e molti attribuiscono l’evento all’intensa attività di semina delle nubi nella regione. Gli Emirati Arabi Uniti, affrontando un clima estremamente arido e temperature elevate, sono stati all’avanguardia nell’utilizzo di questa tecnologia per mitigare le condizioni meteorologiche avverse.
La tempesta, che ha causato inondazioni e danni ingenti, ha sollevato interrogativi sulle cause dell’evento. Da un lato c’è l’ipotesi che la tempesta sia avvenuta a causa di operazioni di cloud seeding. È un’idea sensata, poiché queste operazioni vengono spesso effettuate per aumentare le precipitazioni nella regione. Tuttavia, visti i vari fenomeni meteorologici “strani” degli ultimi anni, c’è anche l’ipotesi che questa enorme tempesta sia stata il risultato del cambiamento climatico.
Impatto globale della pioggia artificiale
A livello globale, la pioggia artificiale è vista come una potenziale soluzione alla scarsità d’acqua nelle aree soggette a siccità. In Cina, ad esempio, il governo ha utilizzato il cloud seeding per cercare di mitigare gli effetti di una siccità prolungata. Negli Stati Uniti, i coltivatori hanno utilizzato il cloud seeding per un certo periodo prima che le agenzie regolamentassero la pratica a causa di preoccupazioni ambientali ed etiche.
Tuttavia, con o senza pioggia artificiale, con il costante riscaldamento dell’atmosfera terrestre, è molto probabile che tempeste gigantesche come quella di Dubai continuino a verificarsi in tutto il mondo.
( fonte: bruna oliveira/ digital agro)